CBD riclassificazione: il Tar sospende di nuovo il decreto
CBD riclassificazione: i limiti del decreto
In questo video Marco Cappiello, uno dei nostri soci fondatori, ci spiega punto per punto quali sono i limiti e le incongruenze del Decreto sul CBD del 6 luglio 2024 e di come lo stesso violi apertamente le normative europee sul tema della commercializzazione di prodotti legali tra Paesi Europei.
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Il Tar del Lazio sulla riclassificazione
Il 16 gennaio 2024 si è svolta innanzi al TAR un'importante udienza riguardante la causa promossa da Imprenditori Italia Canapa, che mirava all'annullamento del Decreto del 28 ottobre 2020.
Tale decreto proponeva, proprio come l’attuale, di inserire le composizioni ad uso orale del cannabidiolo CBD nella Tabella B dei medicinali soggetti a prescrizione medica, generando molte paure e incertezze nel settore.
Il 16 gennaio 2024 durante l’udienza, l'Avvocatura dello Stato ha richiesto ai Giudici di rinviare la decisione finale, permettendo al Ministero della Salute di ottenere un parere scientifico dall'Istituto Superiore di Sanità. L'obiettivo è di integrare tale parere nei documenti istruttori per influenzare la decisione finale del TAR.
Il TAR del Lazio ha accolto la richiesta del Ministero della Salute, posticipando la decisione della causa al 24 settembre 2024.
Ma nell’attesa…ecco la sorpresa!
CBD riclassificazione: considerazioni
Considerando che il CBD non è considerato uno stupefacente e non ha effetti noti che portano a dipendenza fisica o psicologica, sorgono diversi dubbi sulla possibile validità del provvedimento.
Il Decreto Ministeriale (D.M.) introdurrebbe regole che limiterebbero la circolazione del CBD e imporrebbe agli operatori del settore adempimenti simili a quelli richiesti per sostanze notoriamente psicotrope.
Questi adempimenti però, sarebbero sproporzionati se applicati a una sostanza come il CBD. Una sostanza che secondo le evidenze scientifiche e il parere dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), non è psicotropa, non crea dipendenza fisica e non è associata a potenziali abusi.
Queste restrizioni sembrano mirare più a controllare il commercio del CBD e a sottoporlo al controllo del Ministero della Salute piuttosto che a proteggere effettivamente la salute pubblica.
Le previsioni del decreto, inclusa l'autorizzazione e i limiti di produzione, limiterebbero infatti la libertà di iniziativa economica delle imprese nel settore della canapa.
Qualora malauguratamente confermato, il decreto costringerebbe le aziende del settore a riorganizzare le proprie attività o, nel peggiore dei casi, a interrompere l'attività per evitare procedimenti legali e sanzioni, ogni volta che vi è il rischio di violare la legge.
Questa limitazione avrebbe impatti anche in settori come il nostro, come il cosmetico e nella produzione di semilavorati derivati dalla Cannabis Sativa L., che possono essere utilizzati in diversi settori dopo ulteriori lavorazioni.
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