I recettori cannabinoidi

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Quando vi raccontiamo del meccanismo d'azione del cannabidiolo (CBD) citiamo spesso i recettori CB1 e CB2, ovvero i cosiddetti recettori endocannabinoidi.

In questo articolo scopriamo insieme che cosa sono, dove si trovano e come si comportano.

Che cosa sono i recettori cannabinoidi e quali sono i principali?

I recettori cannabinoidi sono strutture biologiche a cui si legano i cannabinoidi endogeni (endocannabinoidi) e i cannabinoidi esogeni (fitocannabinoidi, molecole sintetiche) per esercitare le loro azioni fisiologiche. 

I recettori cannabinoidi sono definiti dalla comunità scientifica CB1 e CB2, e mediano molti degli effetti dei cannabinoidi.

CB1 e CB2 sono espressi sulla membrana cellulare, sono recettori presinaptici e appartengono alla famiglia dei GPCR, cioè recettori accoppiati alla proteina G.

In questo caso sono accoppiati negativamente, si ha cioè un’ attivazione inibitoria della proteina G che sopprime l'eccitabilità neuronale e inibisce la neurotrasmissione attraverso:

  • l’inibizione dell'adenilato ciclasi 

  • l'attivazione delle proteine ​​chinasi 

  • l'inibizione di alcuni canali del calcio voltaggio-dipendenti  

  • l'attivazione dei canali del potassio 

I recettori CB1 e CB2 insieme agli endocannabinoidi e agli enzimi responsabili della sintesi e della degradazione di questi ultimi, formano il sistema endocannabinoide che è deputato al mantenimento dell’omeostasi fisiologica del nostro organismo, e modula tra le varie cose la percezione del dolore, le alterazione delle emozioni (ansia) e dell’umore (depressione).

L'identificazione dei recettori dei cannabinoidi è nata dal desiderio di comprendere gli effetti sul nostro organismo del Δ9-tetraidrocannabinolo (THC), il principale componente psicoattivo della cannabis. 

Sebbene diversi esperimenti abbiano accennato all'esistenza di specifici recettori per il Δ9-THC, . Allyn Howlett et al hanno fornito la prova definitiva di un recettore dei cannabinoidi. Il loro lavoro ha stabilito che i cannabinoidi attivavano un recettore accoppiato a proteine ​​G (GPCR) che inibiva l'adenilato ciclasi. Inoltre hanno dimostrato che livelli piuttosto elevati di questo recettore erano presenti in alcune regioni del cervello.

Lo sviluppo di agonisti ad alta affinità del recettore dei cannabinoidi ha permesso la mappatura della distribuzione del recettori nel cervello, sia da parte di . Herkenham et al che di Jansen et al

La clonazione di un recettore cannabinoide da parte di .Matsuda et al, ha fornito la prova definitiva dell'esistenza di un recettore cannabinoide e ha permesso l'identificazione di neuroni che esprimono recettori cannabinoidi. 

Questa clonazione è stata rapidamente seguita dalla clonazione di un secondo recettore cannabinoide, denominato CB2 e naturalmente il primo recettore cannabinoide è stato denominato CB1.

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Dove si trovano i recettori CB1 e CB2?

I recettori CB1 si trovano principalmente nel sistema nervoso centrale (SNC) ed è il tipo di recettore della famiglia GPCR maggiormente espresso nel cervello. Le regioni cerebrali con i livelli più elevati del CB1R includono il bulbo olfattivo, l'ippocampo, i gangli della base e il cervelletto. Un'espressione moderata del CB1R si trova nella corteccia cerebrale, nell'amigdala, nell'ipotalamo e in parti del tronco encefalico e del midollo spinale. Mentre regioni come il talamo hanno una bassa espressione del CB1R. Oltre che nei neuroni, il CB1R è espresso, sempre nel cervello, negli astrociti, negli oligodendrociti e nella microglia.

Il CB1R è anche abbondantemente espresso nel sistema nervoso periferico (SNP) come nel nervo trigemino e nelle terminazioni nervose dermiche dei neuroni sensoriali dove regola la nocicezione.

La presenza del CB1R è stata evidenziata anche nel tratto gastro intestinale, nel tessuto adiposo, fegato, pancreas, nell’ apparato muscolo scheletrico, nelle ossa, nella pelle, negli occhi e nell'apparato riproduttivo.

I CB2 hanno un'espressione predominante nelle cellule e apparati del sistema immunitario e un'espressione moderata in altri tessuti periferici, tra cui il sistema cardiovascolare, il tratto gastrointestinale, milza, il tessuto adiposo, le ossa, la pelle e il sistema riproduttivo. 

Studi più recenti dimostrano la presenza del CB2R nel cervello (astrociti e microglia), sebbene in misura molto inferiore rispetto ai CB1R. Nonostante questa espressione limitata, è innegabile che il CB2R svolga un ruolo attivo nelle attività neurologiche, come la nocicezione e la neuroinfiammazione.

I recettori CB1

Data l'ampia distribuzione dei CB1R nel corpo umano, è ragionevole ipotizzarne un ampio spettro di ruoli fisiologici: 

-a livello del sistema nervoso centrale regola attività e disturbi neurali, tra cui appetito, apprendimento, memoria e altre funzioni cognitive, ansia, depressione, schizofrenia, sclerosi multipla, neurodegenerazione (Alzheimer, Parkinson), epilessia e dipendenza. 

-a livello periferico è coinvolto in condizioni fisiologiche e patologiche tra cui dolore, metabolismo energetico, funzioni cardiovascolari e riproduttive, infiammazione, glaucoma, disturbi epatici e muscoloscheletrici. 

L'espressione del CB1R fluttua notevolmente in molte condizioni patologiche, è soggetta alla “up e down regulation”, cioè a una maggiore o minore sintesi in base alle esigenze.

È stato scoperto che la stimolazione del recettore CB1 regola l'attività dei canali ionici del potassio e del calcio modulando il rilascio di neurotrasmettitori in modo dose-dipendente.

Fortemente associati ai sistemi GABAergici e glutammatergici, la loro attivazione inibisce rispettivamente il rilascio di GABA e glutammato.

L'agonismo CB1, ad esempio da parte del THC, ha implicazioni farmacologiche ampie in quanto viene utilizzato terapeuticamente come analgesico, antiemetico e anticonvulsivante.

Tuttavia queste terapie possono causare effetti  indesiderati come l’ effetto psicotropo, alterazioni psico-fisiche ed effetto euforizzante.

I recettori CB2

I recettori CB2 sono oggetto di notevole attenzione per il loro promettente potenziale terapeutico caratterizzato soprattutto dalla mancanza  degli effetti psicotropi avversi che possono invece accompagnare le terapie basate sui recettori CB1.

Espressi principalmente a livello periferico sulle cellule del sistema immunitario, e in maniera minore a livello del SNC sugli astrociti e sulla microglia, l'attivazione dei CB2 è associata alle funzioni di immunomodulazione, di neuroprotezione, al mantenimento della massa ossea e alla riduzione dell'infiammazione. 

Anche loro sono soggetti alla “up e down regulation", cioè a una maggior o minore sintesi in risposta a uno stimolo, sottolineando un ruolo critico in un ampio spettro di attività biologiche.

Gli agonisti dei recettori CB2 sono stati proposti come terapie per il trattamento o la gestione di una serie di condizioni dolorose, tra cui dolore acuto, dolore infiammatorio cronico e dolore neuropatico. Possono anche essere utili nel trattamento di malattie che hanno una componente neuroinfiammatoria o neurodegenerativa, come la sclerosi multipla (Pertwee, 2007; Dittel, 2008), la malattia di Huntington e di Alzheimer (Sagredo et al., 2012, Maccarrone et al., 2007) . Gli agonisti CB2 sono stati proposti anche come terapia nei disturbi periferici che coinvolgono l'infiammazione, tra cui l'aterosclerosi e le malattie infiammatorie intestinali.

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Come interagisce il CBD con i recettori CB1 e CB2?

Alcuni studi hanno messo in evidenza una modulazione allosterica negativa del recettore CB1 che impedisce il legame al recettore di agonisti come il THC; questa caratteristica può essere utilizzata per diminuire l’effetto psicotropo indesiderato del THC e suoi simili. 

Sui recettori CB2 ci sono invece pareri discordanti, il CBD sembra comportarsi da agonista debole e da agonista inverso, ma la cosa certa è che il suo effetto antinfiammatorio è dato dall’interazione con questi recettori, inducendo una diminuzione del rilascio di molecole pro infiammatorie.

Il CBD esplica principalmente le sue azioni con l'interazione e modulazione di recettori non cannabinoidi (serotonina, GABA) e canali ionici (vanilloidi TRPV).

Agisce anche attraverso vari percorsi indipendenti dai recettori, ad esempio ritardando la “ricaptazione” di alcuni neurotrasmettitori endogeni, come l’anandamide e l’adenosina.

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