In quanto fitocannabinoide, il CBD contribuisce alla normale funzione del sistema endocannabinoide. Agisce sul sistema utilizzando gli stessi meccanismi che utilizzerebbero gli endocannabinoidi. Funziona quindi come una specie di riequilibratore e grazie all'interazione con i recettori Cb1 e Cb2, sprigiona i suoi benefici. Le proprietà benefiche del CBD sono diverse e in gran parte sostenute sia dalle ricerche scientifiche che dalle testimonianze di chi lo assume.
Vediamone alcune:
- Proprietà analgesiche e anti-infiammatorie: può essere utile in caso di dolore e dolore cronico. Il CBD si lega ai recettori presenti nel cervello e stimola risposte in diverse zone del corpo, favorendo meccanismi benefici.
- Proprietà ansiolitiche: è stato dimostrato che il CBD può supportare egregiamente l'organismo in caso di ansia, stress e disturbi del sonno. Diversi studi si sono concentrati sul disturbo Post Traumatico da Stress (DPTS) e al Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC), che potrebbero dipendere anche da una carenza di anandamide nel sistema endocannabinoide umano.
- Proprietà neuroprotettive: sembra che il cannabidiolo possa avere una potenziale azione di riduzione dello stress ossidativo che può colpire le cellule cerebrali.
- Proprietà calmanti e rilassanti che favoriscono l'addormentamento e la qualità del sonno.
- Proprietà antiemetiche: gli oli di CBD possono facilmente ridurre questo disturbo, aiutando a migliorare efficacemente i sintomi di rigetto. Gli oli di CBD sono facilmente digeribili, non contengono componenti chimici e non sprigionano i sapori sgradevoli dei normali farmaci antiemetici, ricchi di antiacidi e bismuto.
- Proprietà anticonvulsivanti: il CBD sarebbe molto efficace nel supportare il corpo nelle terapie per trattare alcune forme di epilessia infantile, tra cui la Sindrome di Dravet.
- Proprietà energizzanti e antiossidanti: noto per i suoi effetti naturalmente rilassanti, il CBD può svolgere un' azione detossinante. È anche un ottimo antiossidante, secondo uno studio del 2008, addirittura migliore delle vitamine C e E. Questo lo rende interessante anche dal punto di vista cosmetico.
I primi studi sul sistema endocannabinoide
Il pioniere della ricerca sulla cannabis, il professor Raphael Mechoulam, affermò che senza studiare la cannabis sativa, la scienza non avrebbe mai scoperto il sistema endocannabinoide.
Nel 1964, quando lavorava all’Istituto Weizmann in Israele, Mechoulam fu il primo - assieme ai colleghi Yechiel Gaoni, e Habib Edery – a isolare e analizzare il delta-9-tetraidrocannabinolo o THC: uno dei principi attivi della cannabis più noti al pubblico. I ricercatori osservavano gli effetti positivi della molecola sul dolore, sull'umore, sulla nausea, sull'epilessia e sugli spasmi muscolari, ma non riuscivano a spiegarsi quale fosse il meccanismo.
Poi, nel 1973 alla John Hompkins University, un team di ricerca scoprì che nel cervello esistono dei recettori in grado di interagire con gli oppioidi, per esempio la morfina che riusciva a placare il dolore. Ed è così che dopo 15 anni capirono che nel cervello esistevano dei recettori in grado di legarsi anche ai cannabinoidi prodotti dalla cannabis, i recettori cannabinoidi. Dal 1990 la scienza riconobbe ufficialmente il sistema endocannabinoide e iniziò a studiarlo.
Perché studiare il sistema endocannabinoide?
L’identificazione dei recettori dei cannabinoidi e dei loro legamenti lipidici endogeni ha dato il via a un filone di ricerca che mira a esplorare il sistema endocannabinoide e le sue funzioni regolatorie sia nel corpo di un individuo sano che nel caso di una persona affetta da una patologia.
Nell'ultimo decennio, il sistema endocannabinoide è stato coinvolto in un numero crescente di ricerche sulle sue funzioni fisiologiche, sia nel sistema nervoso centrale e periferico che negli organi periferici.
Ancora più importante, la modulazione dell'attività del sistema endocannabinoide si è rivelata promettente nell'affrontare un'ampia gamma di malattie e condizioni patologiche. Dai disturbi dell'umore a patologie come il morbo di Parkinson e la malattia di Huntington, la sclerosi multipla, l’ipertensione o la psoriasi.
Sistema Endocannabinoide e Metabolismo
Il tema della correlazione tra cannabis e metabolismo non è cosa recente. Partendo dal fenomeno della “fame chimica” c’è sempre stato un certo interesse nel capire quali potessero essere gli effetti e gli sviluppi della ricerca in questo ambito.
Lo studio del sistema endocannabinoide è utile per comprendere il crescente fenomeno delle malattie metaboliche e dell’obesità. Spesso si tratta di problematiche legate ad uno stile di vita ed ad un’alimentazione poco sana che nel tempo sfociano in patologie.
Mantenere attivo e in equilibrio il sistema endocannabinoide significa quindi prendersi cura di sè stessi a 360 gradi.